Parisi (Lido Tahiti): “Le spiagge portano il turismo in Calabria”

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Del Lido Tahiti e del suo ristorante Il Fico Pietrenere abbiamo già scritto non solo sulla guida, ma anche su queste pagine. Del resto, il beach club di Domenico Parisi è un’eccellenza regionale e si è imposto nel 2024 come il miglior stabilimento balneare della Calabria. Si trova a Palmi, nella costa tirrenica, non lontano da Gioia Tauro, in una zona certamente non tra le più “gettonate” della regione dal punto di vista turistico. Ed è aperto tutto l’anno! Di conseguenza, le valutazioni di Parisi sul finale di stagione vanno messe un po’ tra virgolette, proprio perché al Tahiti la stagione non è ancora finita; anzi, non finisce mai.

“L’estate 2024 è andata bene”, afferma Parisi. “In questa stagione abbiamo vissuto un cambiamento: in poche parole, ho visto crescere la qualità dei frequentatori. Sono arrivati turisti che hanno dato valore al nostro investimento su questa spiaggia. A conti fatti, è un gran valore aggiunto per l’azienda, che ci spinge a compiere nuove scelte e ad avviare progetti volti al miglioramento complessivo della visita e dell’esperienza”.

A proposito di investimenti, cosa c’è in arrivo sulla spiaggia di Palmi? “Non ci facciamo frenare dalla Bolkestein e puntiamo tutto sulla qualità”, risponde Parisi. “Una spiaggia che si rispetti deve investire e preparare la nuova stagione già dall’ultima settimana di settembre, come facciamo noi da qualche anno, raggiungendo traguardi unici. Di base, lo sforzo costante è quello di dare più attenzioni alle esigenze di chi viene a trascorrere una giornata – o più di una – con noi”.

L’argomento Bolkestein è un nervo scoperto per Lido Tahiti. “Ogni settimana arriva una notizia diversa: l’ultima è a nostro favore, perché ci riconosce la validità al 2033. Vivo in una regione dove le spiagge sono abbandonate e solo il 10% è occupato, quindi la Calabria certamente non raggiunge quell’occupazione necessaria per mandare all’asta le poche spiagge attrezzate esistenti. Anzi, aumentare le concessioni delle spiagge aiuterebbe a migliorare la nostra scarsa economia”. E Parisi insiste: “Cinque o dieci anni di durata sono troppo pochi per garantire un ritorno dagli investimenti che i beach club devono attuare”.

Infine, un pensiero per la categoria. “Ho avuto la fortuna di conoscere tantissimi balneari, titolari di concessioni e credo la parola giusta per definirci è ‘Bagnini’. La cosa che ci accomuna è l’amore per il mare, è il vivere a contatto con sole, sabbia e mare. Non siamo i classici imprenditori, non siamo una lobby. Siamo umili famiglie, abbiamo la fortuna lavorare in un modo che amiamo ma che implica tanti sacrifici. Ci riesce chi veramente ha la passione. Auguro al comparto balneare di trovare qualcuno che sia in grado di difenderci, un tribunale europeo o mondiale che faccia emergere i sacrifici di tutte le generazioni di ‘bagnini’ che hanno portato le spiagge italiane a essere un’eccellenza, ad aver dato vita all’industria del turismo”.

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