Caso Twiga, la Procura di Lecce chiarisce: “Non assoluzione ma prescrizione”

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“Una sentenza per intervenuta prescrizione dei reati non è una sentenza di assoluzione nel merito, né può esserlo qualora uno dei reati contestati, l’abuso d’ufficio, riconosciuto nel processo di primo grado, sia stato di recente eliminato”.

A charirlo è stato il Procuratore (facente funzioni) della Repubblica di Lecce Guglielmo Cataldi, a seguito del verdetto d’appello sul processo legato a Twiga Beach Club di Otranto, terminato con l’annullamento delle condanne nei riguardi dei tre imputati.

“Occorre precisare che, così come evidenziato dalla stragrande maggioranza degli organi di informazione ma evidentemente mal interpretato da terzi, la Corte d’Appello di Lecce non ha pronunciato, eccezion fatta per il residuale reato di occupazione abusiva contestato a Pierpaolo Cariddi e Raffaele De Santis, alcuna sentenza di assoluzione nel merito”: scrive il procuratore in una nota.

Nell’interpretazione dei quotidiani e delle testate giornalistiche salentine, la precisazione del Procuratore non sarebbe naturalmente legata alla risposta di Flavio Briatore, affidata ai social, bensì all’uscita del Sindaco di Lecce, Adriana Poli Bortone, che aveva commentato: “L’epilogo processuale della vicenda del Twiga, con l’assoluzione in appello degli imprenditori, conferma quell’esito positivo di cui ero convinta sin dall’inizio. Un esito che induce a una riflessione attenta sulla necessità di maggiore equilibrio nel rapporto tra l’iniziativa privata e l’azione di controllo esercitato dalle istituzioni. Dinamiche che richiedono l’assunzione di reciproche e precise responsabilità, per evitare che vengano inficiate, o peggio vanificate, le prospettive di investimento e sviluppo di un territorio che ha bisogno di crescere, creando servizi e occupazione. Personalismi ed eccessi in delicate valutazioni, da qualunque parte vengano, rischiano di rendere un cattivo servizio al territorio”.

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