No alcol? No party! La strana vicenda del Maremo di Salerno
No/low alcol ovvero una tendenza in auge (pare) un po’ ovunque ma certamente non a Salerno. Cosa è successo nella città campana?
La questione riguarda il Maremo Beach Club, locale del lungomare ben noto per essere un punto di riferimento sia nelle ore diurne, come solarium e day beach, sia in quelle notturne quando si trasforma in locale per feste ed eventi, non senza qualche complicazione. Secondo quanto riporta il quotidiano online Salernotoday, il 21 settembre l’attività del Maremo Beach Club era stata sospesa con provvedimento del questore di Salerno perché, il sabato precedente, tre giovani erano rimasti feriti ed un 17enne è stato arrestato per tentato omicidio doloso e lesioni personali. Una volta riaperti i battenti, il locale (già destinatario di sanzioni per la musica ad alto volume) aveva lanciato per il 5 ottobre una serata “diversa” dalle solite: via le bevande alcoliche durante un mak p, spazio alla musica e solo bevande analcoliche, onde evitare ulteriori problemi.
Com’è andata? Decisamente male, stando a quanto raccontano i gestori del Maremo. A organizzare l’evento infatti era un gruppo esterno, che non ha accettato l’idea della serata “sobria” e quindi i buoni propositi sono andati a farsi benedire.
“Ci dispiace comunicare che l’evento previsto presso il nostro locale per il 5 ottobre 2024 non si terrà più in quanto abbiamo deciso di annullarlo. Tale decisione si è resa necessaria in quanto con il passare dei giorni ci siamo resi conto che i ragazzi non erano disposti ad adeguarsi alle nostre regole stabilite unicamente nel loro interesse e per creare un precedente che sarebbe stato da esempio per tutti”, hanno scritto su Instagram i gestori Nello Naddeo e Germano Porcaro. “Il nostro segnale non è stato recepito dai giovani organizzatori che non sono stati in grado di trasmettere l’esempio positivo che volevamo dare ad una intera generazione ed ad una intera città con la nostra idea, con la speranza che il nostro progetto possa trovare prossimamente persone disposte a dare una segnale che la nostra idea non è follia ma può trovare attuazione. Auspichiamo che tutti i gestori di attività possano seguire il nostro esempio e vietare mak p in cui sia prevista e consentita la vendita di alcolici. Solo chi crede nella notte e chi ne fa una filosofia di vita come noi sa che prima o poi anche i giovani inizieranno a capire che ci si può divertire anche senza fare uso di alcol”.
Al di là del singolo episodio, quanto è accaduto a Salerno conferma quanto sia difficile conciliare oggi, soprattutto nelle aree urbane o nelle località balneari più densamente abitate, il divertimento notturno con le esigenze di sicurezza da un lato e con il diritto alla tranquillità dei residenti dall’altro. A causa di comportamenti individuali sbagliati, si tende a imporre orari di chiusura che non hanno senso, specie d’estate quando le lancette del fine serata si spostano sempre più verso la notte. O a proibire del tutto le feste in riva al mare. L’alcol poi è notoriamente un detonatore di istinti primordiali, se consumato in eccesso, e se pure i gestori decidessero di limitarne il consumo nei locali all’aperto, le bottiglie si possono rimediare nei negozi vicini che restano aperti fino a notte fonda e non certo per vendere frutta o patatine. La soluzione è forse impossibile da trovare, perché passa attraverso l’incrocio tra tolleranza (o meglio: accettazione) sociale per il divertimento dei più giovani e quell’educazione si cui si è persa traccia, al pari del consumo moderato di bevande alcoliche.
Una cosa è certa: la strada scelta dal Maremo non è quella giusta, perché sottrae libertà a chi vuole unire il divertimento sano al rito di un brindisi o al piacere di una birra degustata in spiaggia. E infatti è stata “punita” con l’esito della festa fallita di gabbardelliana memoria (“Io non volevo solo partecipare alla feste, volevo avere il potere di farle fallire”, da La Grande Bellezza). Quale sarà la soluzione? Per prima cosa, il controllo da parte delle autorità. Seconda cosa: la responsabilità dei gestori (“date da bere agli assetati, ma non agli ubriachi”). Terza cosa: fare della spiaggia un luogo vissuto, perché sono proprio i luoghi blindati o isolati a risultare i più pericolosi. Le imposizioni, nella storia, non hanno mai avuto troppa fortuna e soprattutto non hanno mai avuto alcun seguito.