Le ragioni di chi non sciopera
Roberto Santini non ha scioperato perché, ha dichiarato al Corriere della Sera: «È un’iniziativa che non porta ad alcun risultato». Come lui, non hanno scioperato in tanti, probabilmente la maggioranza degli stabilimenti balneari. Del resto, una “serrata” di due ore dalle 7.30 alle 9.30, quando gli stabilimenti sono pressoché vuoti, rappresenta un gesto soltanto simbolico e a rischio zero per la categoria. Se avessero voluto dare un messaggio forte, i balneari in sciopero avrebbero dovuto chiudere la domenica, dalla mattina alla sera, o regalare la giornata intera ai propri clienti, così almeno avrebbero conquistato un po’ di simpatia da parte dell’opinione pubblica (che non guasterebbe, perché il fatto che le concessioni costino così poco, per colpa certamente non dei balneari ma dello Stato che non si è fatto pagare quanto avrebbe potuto e dovuto imporre).
In tutto questo, qualcuno potrebbe chiedersi perché il Corriere abbia scelto di pubblicare il pensiero di Santini e non magari quello di un rappresentante “istituzionale” della categoria. Se lo avessero chiesto a me, avrei optato per lui esattamente come ha fatto la collega Voltattorni del Corriere. E la ragione è semplice: Santini è un vero imprenditore, non un improvvisato come altri suoi colleghi e certamente come hanno dimostrato di essere i rappresentanti della sua categoria, divisi e incapaci di sviluppare in questi anni una posizione diversa dal pianto o dall’occupazione salda delle retrovie.
Santini non si è mai fatto abbindolare dalle promesse elettorali di chi ha utilizzato la questione dei balneari come una battaglia anti-europea destinata naturalmente al fallimento. Santini è un balneare di terza generazione e non solo ha imposto il suo Bagno Piero, a Forte dei Marmi, come un punto di riferimento nazionale – riconosciuto come tale anche dalla nostra guida che lo ha inserito tra i 14 “tre ombrelloni gold” d’Italia e lo ha premiato con l’heritage award a Milano – ma ha realizzato un’operazione di significato straordinario insieme al Comune di Forte dei Marmi, trasformando il suo “vicino di casa” ovvero il Bagno comunale “Alle Boe” in un gioiello accessibile a chi non ha le risorse finanziarie per permettersi di affittare una tenda in un beach club come il Piero o come i tanti di fascia alta presenti in Versilia. Santini, in quanto imprenditore, teme la “strategia del rinvio” attuata da politica e rappresentanze balneari più di quanto non tema la Bolkestein stessa, e ha tutte le ragioni: perché nulla spaventa un imprenditore più dell’incertezza, condizione che frena quel motore dell’imprenditorialità che si chiama investimento. Chi vi scrive, gira per le spiagge da due anni e ha assistito al declino inesorabile di strutture qualificate proprio per la rinuncia a investire. E la risposta adesso sarebbe una serrata due ore? Tutto questo è a dir poco ridicolo.
I balneari farebbero meglio a organizzarsi dal punto di vista burocratico per arrivare preparati alle gare, che ormai incombono. A superare le divisioni, per avere più voce e più forza. A comunicare in modo diverso, perché il rischio di apparire come una lobby paragonabile a quella dei tassisti è sempre più concreto. E devono essere rappresentati da persone credibili e autorevoli. «Dovremmo scioperare contro i nostri rappresentanti sindacali che in 16 anni non sono stati capaci di proporre una soluzione. Siamo al 9 agosto, ma se ne doveva parlare prima». Così ha commentato Santini. A anche di fronte a questa dichiarazione, non possiamo far altro che dire: hai ragione Roberto, meritate di meglio, perché le vostre sono aziende che creano occupazione, qualificano il territorio e distribuiscono ricchezza.
Andrea Guolo